Nella prassi omeopatica è diventato comune parlare di ‘Tema’, tanto nell’illustrazione di casi clinici che nel descrivere l’azione di un rimedio.
Per Tema i dizionari intendono una formula che propone o riassume schematicamente le fondamentali linee di sviluppo di un discorso più ampio (il tema di una lezione, …).
In musica, disciplina tante volte chiarificatrice, il tema è una “frase melodica con ruolo strutturale nello sviluppo di un brano”, “l’unità ritmico-melodica suscettibile di sviluppi e variazioni”.
Con analoghe funzioni è stato introdotto in Medicina Omeopatica dal maestro argentino Alfonso Masi Elizalde e come tale è stato ripreso in Italia, in Europa e da altri autori argentini, per diventare poi di uso corrente in tutto il mondo omeopatico.
Se ciò è indice della forza del concetto e della sua necessità, diverse sono però le accezioni con cui viene usato, spaziando da un equivalente di ‘sintomo’, da un corollario a completamento del quadro clinico, a qualcosa di strutturante e definitorio dello stesso, o ancora a un procedimento repertoriale.
Il tutto, ovviamente, inserito in specifici e variegati contesti metodologici.
Va da sé che ciò ha comportato e comporta una molteplicità di significati e di differenti utilizzi nella pratica clinica e quindi nel confronto tra colleghi, con la necessità di volta in volta di rivedere il senso e il contesto affidato alla parola. Il rischio di una babele di accezioni proporzionale all’inflazione che se ne sta facendo e che finisce col rendere più vago, generico ed autoreferenziale il confronto clinico e metodologico.
Paradossalmente, perché la pregnanza del concetto è molto forte come la necessità e l’utilità del suo impiego in Medicina Omeopatica.
La Scuola di Medicina Omeopatica di Verona, riconoscendo la necessità dei percorsi che con tanti rivoli attraversano il mondo omeopatico e che hanno portato a questo come ad altri salti della nostra epistemologia, propone un seminario di confronto e riflessione su questo argomento, divenuto di così grande utilizzo ed importanza clinica.
Lo facciamo invitando a parlarne due tra i massimi omeopati viventi, in ordine alfabetico i dottori Massimo Mangialavori e Roberto Petrucci, diversi in più aspetti clinici e metodologici, ma accomunati da una costante ricerca di aggiornare e fare dialogare i portentosi fondamenti della Legge di Similitudine con le conquiste della contemporaneità in ambito scientifico e terapeutico.
Li ringraziamo davvero per avere accettato l’invito.
Il seminario vedrà, dopo una presentazione dei relatori e del seminario e un’introduzione storica al tema da parte del dottor Allegri, direttore della Scuola, la mattinata di sabato a disposizione del dottor Mangialavori per illustrare come è arrivato ad usare i “Temi” nella pratica terapeutica che ha sviluppato, che vantaggi ne ha ricavato, in termini di risultati clinici e di comprensione del paziente, quali le loro indicazioni, quali i rischi che comportano, considerazioni tutte sostenute con esempi e casistica clinica.
Stessa cosa farà il dottor Petrucci nel pomeriggio della giornata di sabato.
La mattinata di domenica sarà utilizzata per un confronto col pubblico partecipante e tra i relatori su quanto esposto ed emerso nella giornata precedente, anche con esperienze di lavoro di gruppo. Un tipo di impegno quindi realmente ‘seminariale’.
Domande preordinate accompagneranno e sosterranno la discussione.